Incontriamo Gesù/3

Nel contesto attuale

Come buona prassi, ogni Documento che intenda offrire orientamenti e prospettive,non può prescindere da una dettagliata e sincera analisi del contesto di riferimento. Ci prova, in termini generali, anche Incontriamo Gesù, a partire dalle intuizione del Documento di Base, all’indomani del Concilio Vaticano II, nelle improvvise e radicali trasformazioni della società odierna (IG, nn. 2-3). Se infatti la comunità cristiana che annuncia è costantemente sollecitata e interrogata sul senso della sua missione, sia dalla secolarizzazione avanzata che dal pluralismo, dalla mutata percezione dell’impegno dei cristiani nel mondo, dalla faticosa sintesi tra fede e vita, occorre prendere atto di un significativo mutamento degli stili di vita: dalla cultura rurale con i suoi tempi, le sue dinamiche e i suoi passaggi impregnati di fede e scanditi dal riferimento parrocchiale, alle culture urbane odierne, difficilmente raggiungibili da legami pastorali, ancora troppo condizionati da tempi, esperienze e approcci validi un tempo e non oggi. È in gioco, anche per l’annuncio e la catechesi, la “conversione pastorale in senso missionario”, fortemente auspicata e sognata da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium:”Ora non ci serve una semplice amministrazione. Costituiamoci in tutte le regioni della terra in uno stato permanente di missione. (…) Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione.” (EG, nn. 25-27). Legato a questo riferimento, Incontriamo Gesù evidenzia la fatica delle comunità cristiane ad essere comunità domenicali, cioè riunite nell’ascolto della Parola, nella frazione del Pane, nella fraternità e, evangelizzate, capaci di testimoniare, con gioia e con i tratti luminosi della Resurrezione, il Vangelo nella vita quotidiana. L’itinerario domenicale dall’ascolto alla condivisione, permette di trovare un senso nella tribolazione e nella sofferenza e, tra i volti della comunità, confortandosi e perdonandosi a vicenda, rende possibile godere pienamente della gioia (CVMC, 4).

Altra criticità è data dalla diffusa fragilità della fede, sia per quanto riguarda la conoscenza dei suoi contenuti essenziali, sia relativamente all’integrazione tra fede e vita. Questa osservazione aiuta a ribadire nuovamente il compito della catechesi, nel contesto di fragilità di fede e di riferimento che, anche nelle nostre comunità cristiane, può essere facilmente riscontrabile. Un compito non nuovo ma su cui ri-orientare ogni attività, iniziativa e spiritualità: è il compito affidato dal Documento di Base, Il rinnovamento della catechesi, al numero 38. “Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo. In una parola, nutrire e guidare la mentalità di fede: questa è la missione fondamentale di chi fa catechesi a nome della Chiesa.”

Emanuele Mameli

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